PITAGOGIR - PINOCCHIO


Oggetto ad uso scolastico (anni '50?)
dove è raffigurato Pinocchio

Brevetto n° 427441 - M° C. Ferrari - Bologna

Fa parte della collezione Rames Gaiba

busta contenente il PITAGOGIR



in basso, al centro è raffigurato Pinocchio






Istruzioni per l'uso del PITAGOGIR
  1. Freccia che indica le Tabelline nel quadrante. Qui indica 7 X 5
  2. Finestrina da cui escono i prodotti delle Tabelline indicate. Qui esce il prodotto 35 (5 x 7)
  3. Finestrella da cui escono alcune difficoltà ortografiche illustrate.
  4. Finestrella da cui escono lezioni di cose indicate sull'orlo del DISCO GIREVOLE.
  5. DECIMETRO per abituare il bimbo a conoscerlo e ad adoperarlo spontaneamente.
  6. Foro da cui escono i prodotti dei numeri indicati dalle Freccia. Qui indica 45 (15 X 3)
  7. Finestrella da cui escono mezzi di trasporto illustrati per lezioni di cose.
  8. Freccia che indica i NUMERI i cui prodotti escono dal foro 6. Qui indica 15 X 3 (45)
  9. Finestrella da cui escono lezioni di cose indicate sull'orlo del DISCO GIREVOLE.
  10. I Giorni della Settimana: le Quattro Stagioni.
NEL QUADRANTE INTERNO:

- Figure e solidi geometrici - Espressioni numeriche.

N.B. - Tutte le NOZIONI indicate sull'orlo del DISCO GIREVOLE, portate nel mezzo in alto, escono illustrate, nella finestrella in basso.



 a cura di Rames GAIBA

Cronologia della vita e delle opere di Carlo Collodi

Carlo Collodi
e il suo personaggio più famoso Pinocchio



1826 -
Carlo Lorenzini nasce a Firenze il 24 novembre, in Via Taddea 21, primo di dieci figli (cinque dei quali morirono bambini). Suo padre, Domenico, di Cortona, era cuoco preso il marchese Lorenzo Ginori; sua madre, Angiolina Orzali, era nativa di Collodi in Valdinievole. Fino al 1837 Carlo trascorre alcuni anni a Collodi, presso gli zii materni Giuseppe e Teresa, e frequenta le prime classi.

1837 -
Date le ristrettezze in cui i Lorenzini vivono, il marchese Ginori si addossa l'educazione di due figli del cuoco: Carlo e Paolo, il terzogenito (nato due anni e mezzo dopo Carlo). Viene messo a studiare nel Seminario di Colle Val d'Elsa (dal 1837 al 1842). La miseria e le disgrazie costringono la madre Angiolina a tornarsene al suo paese natale, con quattro figli ancora piccoli, due dei quali muoiono poco dopo l'arrivo.

1842 - Con qualche risparmio raggranellato lavorando da sarta, Angiolina Orzali in Lorenzini può ritornare presso il marito, a Firenze, dove le nasce il decimo e ultimo figlio. Con lei viene a Firenze il fratello Giuseppe (Beppe).
Tornato a casa per le vacanze, decide di togliersi la tonaca da seminarista e di interrompere gli studi, ma lo zio Beppe riesce a convincerlo a riprendere gli studi e lo manda dai Padri Scolopi dove frequenta, senza molto profitto, il Corso di Retorica e Filosofia (dal 1842 al 1844).
Finito il corso presso gli Scolopi, rinuncia di nuovo a studiare. Preso dalla passione politica, frequenta i circoli mazziniani e i giornalisti e letterati che giornalmente si incontrano nella libreria Piatti, gestita dal professor Giuseppe Aiazzi.

1844 - Viene assunto, ad orario pieno, come impiegato nella libreria Piatti e incaricato della pubblicazione di un bollettino bibliografico.

1847 - Collabora, senza firma, alla 
«Rivista di Firenze», che ospita gli scritti dei democratici.

1848 - Insieme col fratello Paolo, si arruola nelle file dei volontari toscani a sostegno della guerra che il Piemonte ha dichiarato all'Austria, e combatte a Curtatone e Montanara (29 maggio). Tornato a Firenze nell'agosto, grazie all'intervento dell'Aiazzi, è nominato messaggero del Senato toscano, un modesto impiego a quaranta lire al mese, che integra collaborando a vari giornali.
Alla fine di settembre gli muore il padre e deve assumersi la responsabilità di capofamiglia.
Con l'aiuto finanziario di uno zio paterno, fonda 
«Il Lampione», un giornale politico-satirico che poco dopo, per ordine governativo, viene soppresso (1849).

1849 - Sempre con l'aiuto dell'Aiazzi, può riottenere l'impiego che, per dedicarsi interamente al giornalismo, aveva lasciato. È nominato ufficiale di prima classe.
Comincia a collaborare all'
«Opinione», al «Nazionale», al «Fanfulla», alla «Gazzetta d'Italia» dove si firma con lo pseudonimo di Nasi.

1850 -
È promosso coadiutore archivista e bibliotecario del Senato. Fa risorgere «Il Lampione», ma anche questa volta il giornale ha breve vita.
Abita in famiglia, ma, quando il fratello Paolo si sposa, preferisce starsene da solo: prende alloggio in Via degli Alfani presso un certo prete Zipoli, insegnante di latino e greco al liceo, uomo colto e di larghe vedute. L'influenza di questo sacerdote gioverà molto alla sua formazione culturale.

1853 - Aiutato ancora dallo zio paterno, rileva il giornale teatrale 
«La Scaramuccia», dopo che di teatro si era già occupato scrivendo alcune commedie di scarso rilievo («Gli amici di casa», «La coscienza e l'impiego», «L'onore del marito», «I ragazzi grandi») e un dramma «Anna Buontalenti»).

1856 - Pubblica
«Un romanzo a vapore da Firenze a Livorno», guida storico-umoristica di scarso valore.

1857-58 - Conduce una vita disordinata, divenendo un accanito quanto sfortunato giocatore e abbandonandosi al bere. Pubblica
«I misteri di Firenze» (1857), romanzo progettato in due volumi, ma il secondo non sarà mai composto.

1859 - Scoppiata la guerra del Piemonte contro l'Austria, va a Pinerolo e si arruola nel Novara Cavalleria. Congedatosi dopo Villafranca, si reca a Milano dove trova da lavorare per qualche tempo presso la Casa editrice Sonzogno dove riceve l'incarico di continuare, tra l'altro, I misteri di Firenze.

1860 - Ritorna a Firenze dove è nominato addetto alla censura teatrale. Il Governo provvisorio toscano lo incarica di rispondere ad Eugenio Albéri, che aveva esortato i toscani ad opporsi all'annessione al Piemonte: nell'opuscolo polemico che stese («Il signor Albéri ha ragione!») si firma per la prima volta con lo pseudonimo di Carlo Collodi, che conserverà per sempre, affettuoso omaggio alla madre e al paese di lei.

1861-63 - Continua la sua vita sregolata: lo tormentano i primi disturbi circolatori, tanto che i medici gli proibiscono di fumare e di bere. Soffre anche di mania di persecuzione.

1864 - Per interessamento del fratello Paolo, che gode ora di una buona posizione al servizio del marchese Ginori, è nominato segretario di seconda classe alla Prefettura di Firenze. Il discreto stipendio e le nuove responsabilità lo inducono ad abbandonare a poco a poco la sua vita disordinata.

1868 - È chiamato a far parte della giunta per la compilazione del Dizionario di lingua italiana. Conosce e diviene amico, così del Thouar, dei Fornaciari e del Rigutini: è quest'ultimo che lo spronerà a dedicarsi alla letteratura infantile.

1874 -
È promosso segretario di prima classe alla Prefettura di Firenze.

1875 - Traduce e pubblica presso l'editrice Felice Paggi, I Racconti delle fate di C. Perrault e alcuni altri di Madame d'Aulnoy e di Madame Leprince de Beaumont.
Pubblica un libro educativo per l'infanzia:
«Giannettino», che si ispira all'antiquato Giannetto di A. L. Parravicini. L'editore Poggi lo compensa con cinquecento lire per una edizione di tremila copie. Il rapido successo del libro lo induce a scrivere altre opere del genere.

1877 - Pubblica presso l'editrice Felice
Paggi «Minuzzolo, secondo libro di lettura, seguito di Giannettino».

1878 -
È fatto cavaliere della Corona d'Italia, ma da buon "repubblicano sfegatato" - come lo definisce F. Martini - non vuole saperne.

1879 - Pubblica
«La geografia di Giannettino» e «La grammatica di Giannettino».

1880 - Raccoglie in volume alcuni suoi racconti e articoli nel volume «Macchiette», e pubblica «Il viaggio di Giannettino per l'Italia, vol. I: l'Italia superiore».


1881 -
Sempre più preso dagli impegni letterari, chiede alla Prefettura di essere collocato a riposo. Pubblica in volume altri suoi racconti e articoli col titolo «Occhi e nasi» e «Storie allegre».
Dal luglio 1881 al gennaio 1883 pubblica a puntate la 
«Storia di un burattino» (il titolo fu in seguito cambiato in «Le avventure di Pinocchio» sul «Giornale per i bambini», accompagnato di volta in volta  dalle illustrazioni in bianco nero a corredo del testo fu Ugo Fleres, e edito dal Perino e diretto dal Martini. L'invito a collaborare al giornale gli era stato fatto da Guido Biagi. [1] Le puntate della Storia di un burattino non arriveranno regolarmente al «Giornale»: a volte passano settimane e anche mesi senza che il racconto vada avanti. Al termine del quindicesimo capitolo (Pinocchio impiccato alla Quercia grande), scrive addirittura la parola "fine". Ma i piccoli lettori protestano e l'autore di Pinocchio è costretto, sia pure dopo lungo intervallo, a riprendere la penna in mano. [2]

1883 - L'editore Felice Paggi raccoglie in volume le puntate della Storia di un burattino e le pubblica col titolo Le avventure di Pinocchio, illustrate da E. Mazzanti. Viene compensato con cinquecento lire per la prima edizione di tremila copie.  [3]Su invito del Martini, assume la direzione del Giornale per i bambini che terrà fino al 1885.

1885 - Pubblica 
«L'abbaco di Giannettino, per le classi elementari» e «Il viaggio di Giannettino per l'Italia, vol. II: l'Italia centrale».

1886 -
Muore la madre, Angiolina Orzali, a cui era legato da profondo affetto. Pubblica
«Il viaggio di Giannettino per l'Italia, vol. III: l'Italia meridionale».

1889 - Pubblica il 
«Libro di lezioni per la seconda classe elementare».

1890 - Pubblica
«La lanterna magica di Giannettino».
Colto da una crisi mentre, la sera, dopo cena torna da una visita fatta a un amico, muore il 26 ottobre al numero 7 di Via Rondinelli, dove abitava col fratello Paolo.

1892 - Escono postume le
«Note gaie», raccolte e ordinate dal letterato e filologo Giuseppe Rigutini, e le «Divagazioni Critico-umoristiche», pure raccolte da G. Rigutini, in cui sono ritratti tipi caratteristici e squarci di vita cittadina.





[1] I capitoli furono scritti in tempi diversi a seconda della fortuna al gioco dell'Autore. Al riguardo così cita il Parenti “... si giunse al 1881. Ferdinando Martini con l'aiuto del Biagi, preparava l'uscita del Giornale dei bambini e cercava di accaparrarsi la collaborazione degli scrittori più quotati, e fra questi Collodi. Particolarmente insistente era il Biagi, che ben conosceva i frequenti disagi economici dello scrittore fiorentino; ma non gli riusciva di ottenere risposta, tanto pigro e ribelle era il Collodi, tormentato dall'invincibile vizio del gioco. Fu proprio in seguito ad una nottataccia di sfortuna più cocciuta del solito che questi si decise a trar profitto dalle proposte degli amici, scrivendo quattro cartelle  di una Storia di un burattino. Al Biagi l'accompagnava una lettera poi con poche righe, tanto laconiche, quanto espressive: «Ti mando questa bambinata, fanne quel che ti pare, ma se la stampi pagamela bene per aver voglia di continuare».
[2] Un bambino romano scriveva all'Autore: “Gentilissimo Signor Collodi, il suo Burattino superiore a tutti i burattini del mondo, perché oltre a divertire istruisce, ci ha messo in uzzolo di sentire la continuazione della storia senza lunghi intervalli. La prego adunque, anche a nome del babbo e della mamma e dei miei compagni di scuola, a scrivere più spesso ed a far sì che il Pinocchio trovi in ogni numero del giornale il posto che meriti”. (certo, probabilmente, e lo si deduce dalle parole colte, la lettera è stata scritta dai genitori del bambino, interpretando i suoi desideri... ma era una delle tante lettere che arrivavano al Signor Collodi).
[3] Subito dopo la conclusione delle puntate, avvenuta il 25 gennaio 1883, l'editore libraio Felice Paggi pubblica per intero in un volume le peripezie del già popolare personaggio collodiano. Siamo appena in febbraio; segno che per realizzare le nuove illustrazioni dedicate a Pinocchio, Enrico Mazzanti, secondo interprete grafico dell'opera, è stato contattato per tempo dall'editore. Forse, la richiesta di illustrare Pinocchio in volume è avvenuta addirittura in accordo con lo stesso Lorenzini, che per l'occasione ha apportato al romanzo alcuni necessari adattamenti, rendendolo più scorrevole ed organico. L'opera acquista da quel momento il titolo quasi definitivo Le avventure di Pinocchio.


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Per la Cronologia della vita e delle opere di Carlo Collodi mi sono valso, soprattutto, della
biografia di Felice del Beccaro (premessa alle Avventure del Pinocchio, ed. Sansoni, Firenze 1955)
e delle notizie contenute nel volume Collodi narratore di Renato  Bertacchini, ed. Nistri-Lischi, Pisa 1961).