Chi è Pinocchio? (di Piero Bargellini)


- O bella, - direte anche prima d'aver letto questo libro, - Pinocchio è un burattino di legno, con un naso lunghissimo, un cappello di mollica di pane, un vestito di carta farinata... - Eppoi? - Eppoi basta, mi risponderete.
Ma io non sono persuaso della vostra risposta. Credo che non basti. Per fare Pinocchio c'è voluta qualche altra cosa. E sapete che cosa? C'è voluto nella sua testa dura un cervello di bambino, e dentro al suo tronco legnoso un cuore di uomo.
Ecco perchè Pinocchio è un burattino speciale e si distingue fra tutti i burattini che furono, che sono e che saranno.


Ma se, come ho detto, Pinocchio ha un cervello di bambino, è interessante conoscere che cosa egli pensi dentro la sua testa di legno. Ebbene, egli pensa tutto quello che di solito pensano i bambini di poco cervello (E infatti dentro la sua piccola testa Pinocchio non ne poteva avere molto). Per esempio, egli pensa che il babbo non gli voglia abbastanza bene, perchè non gli lascia fare tutto quello che egli vuole. Pensa poi che i consigli delle persone assennate, come il Grillo parlante o il Granchio ammonitore, non servono a nulla e in più sono molto noiosi. Pensa inoltre, che per studiare ci sia sempre tempo, mentre per giocare tutte le ore siano buone. Pensa anche, che le bugie siano un eccellente ritrovato per sfuggire alle punizioni, e che le parole dei cattivi compagni siano sempre belle e vere, mentre, al contrario, le parole dei parenti e dei maestri siano sempre brutte e false. Pensa anche altre cose del genere, che non vi stò a riferire particolarmente. Quelle che ho elencato formano le persuasioni più ferme del piccolo cervello, che Pinocchio ha chiuso dentro la palla di legno, la quale gli serve di testa.
Con tali convinzioni in testa, che cosa accade a Pinocchio? Leggete questo libro e sentirete. Non vi voglio minimamente spaventare, ma seguendo le idee che ho più sopra elencato, ogni ragazzo andrebbe a finire male, come più volte Pinocchio è sul punto di finire malissimo, ora bruciato vivo, ora fritto in padella, ora impiccato per la gola, ora morto di fame, ora morto affogato. Invece, Pinocchio, nonostante i suoi errori, finisce bene. E questo perchè? Perchè, come vi ho già detto, dentro al suo tronco di legno ha un eccellente cuoricino. Egli, per quanto abbia molte idee storte, in fondo è buono, e la bontà ha il potere di salvare dalla perdizione.
Che Pinocchio sia buono ve ne accorgerete facilmente leggendo come egli pensi sempre con affetto al babbo, pel quale vuole comprare nientedimeno una casacca d'oro e d'argento e coi bottoni di brillanti. Egli salva il suo fratello Arlecchino dalle furie di Mangiafuoco; salva il cane Alidoro dall'acqua del mare. Quando legge sopra una falsa pietra tombale che la Fatinas dai capelli turchini è morta, piange dirottamente. E' questo sarebbe nulla, perchè tutti i bambini sono disposti a commuoversi. Quando Pinocchio sa che la sua Fatina è malata, lavora il doppio per procurarle il latte. E quel latte, che gli costa sudore, ha più valore delle lacrime sparse sul marmo bugiardo.
Per tutte questa azioni buone e per le altre che leggerete nel libro, a Pinocchio vengono perdonate le più ardite birichinate. Non solo; gli viene permesso di diventare un bambino di carne e di ossa.
Proprio così. Leggete e sentirete come alla fine il burattino di legno si trasformi in un bel bambino. Era un ardente desiderio di Pinocchio, quello di diventare un bambino, e lo aveva esplicitamente dichiarato alla Fatina dai capelli turchini:
" - Oh! sono stufo di fare sempre il burattino! Sarebbe ora che diventassi anch'io un uomo come tutti gli altri -".
Ma non gli era mai riuscito.
Finchè dimostrò d'aver tante odee storte nella sua testa dura, restò un semplice burattino. Soltanto quando si mise ad agire assennatamente, seguendo gli impulsi buoni del suo cuoricino; soltanto allora potè diventare un bambino.
Non vi voglio sciupare la lettura del libro andando avanti alle belle pagine di Carlo Collodi una lezione di morale. Non posso però fare a meno di mettervi sull'attenti. Vi prego perciò di osservare bene come si operi la trasformazione di Pinocchio in asino, eppoi quella di Pinocchio in un bambino. Attenti bene; lì sotto c'è una lezione. Sarebbe un peccato perderla.
E la lezione, in poche parole, è questa:
- C'è stato un burattino di nome Pinocchio, che correggendosi di tante idee storte, e in virtù di alcune azioni generose è diventato degno di trasformarsi in un bambino vero e proprio. Ci sono invece tanti bambini, di nome Renzo, Piero, Attilio, Giulio, Francesco, Gustavo eccetera eccetera, i quali continuano a ragionare a rovescio e non dimostrando di avere un cuore generoso, meriterebbero di diventare burattini, anzi, a guardare bene, non sono che burattini, con la testa piccina e il cuore durissimo dentro il duro petto legnoso.

***

- Ma c'è proprio stato al mondo questo burattino chiamato Pinocchio? - Si e no; cè stato e non c'è stato. - Sapete dove nacque? Nella fantasia di uno scrittore fiorentino di nome Carlo Lorenzini. E sapete quando nacque (Pinocchio, non Carlo Lorenzini)? Nacque nell'anno 1881. Pensate, più di sessant'anni fa! Pinocchio ha press'a poco l'età dei vostri nonni, ed è sempre così giovane!
E si conserva giovane, perchè, come vi ho detto, è nato nella fantasia di uno scrittore, e la fantasia è un paese dove il tempo non passa mai. Chi ha la ventura di nascere in quel paese resta sempre della stessa età.
Pinocchio dunque nacque nella fantasia di Carlo Lorenzini, ma Carlo Lorenzini invece fu figlio di mamma e di babbo, e nacque in una città di questa nostra terra, anzi di questa nostra Italia. Se qualche volta andate a Firenze, cercate di via Taddea. E' una viuzza povera, stretta e anche un po' sudicia, con casine piccole, basse e anche un po' scalcinate. Inn una di queste casine vedrete una piccola lapide di marmo, sulla quale è scritto:

IN QUESTA CASA NACQUE NEL 1826
CARLO LORENZINI DETTO IL COLLODI
PADRE DI PINOCCHIO

Fate, se vi riesce, il conto. Risolvete questo problemino di aritmetica. Carlo Lorenzini detto il Collodi scrisse il libro di Pinocchio nel 1881. Era nato nel 1826. A quanti anni diventò padre del burattino di legno?
E ora cerchiamo di risolvere un altro problema, ma questo non di aritmetica. Perchè Carlo Lorenzini si chiamò anche Carlo Collodi? Per spiegare questo fatto occorre sapere che il babbo dello scrittore faceva il cuoco e che la mamma rammendava i panni. Erano povera gente; perciò lo scrittore li amò tanto. Carlo Lorenzini aveva il cuore buono come il suo Pinocchio. Più i suoi genitori erasno di modesta condizione, più egli li amava. Voleva bene specialmente alla mamma. Era quasi vecchio e non poteva andare a dormire se non dava un bacio alla mamma. La quale non era nata in città, ma in un paesino della Toscana chiamato Collodi: un paesino graziosissimo, arrampicato sulla pendice di una collina, in mezzo agli olivi, con un bellissimo giardino nel mezzo. Allora Carlo Lorenzini pensò di firmare i suoi scritti, non col suo nome, ma con quello di Collodi, del paese cioè della sua mamma. E ogni volta che firmava con quel nome era come se scoccasse alla mamma un altro bacio.
Mi pare di avervi detto le cose più importanti, di questo scrittore, ma non posso trascurare di aggiungere che da giovane egli combattè per l'Italia due volte, nella guerra d'indipendenza del 1848 e in quella del 1859. Come amava la mamma, così amava la patria, che è una seconda madre.
Infine vi racconterò come si decise di scrivere il libro che vi accingete a leggere.
I bambini d'Italia che nel 1881 avevano l'età che oggi voi avete, leggevano un girnalino intitolato Il giornale per i bambini. Il direttore di quel giornalino, sapendo quanto Carlo Lorenzini detto il Collodi fosse spiritoso e intelligente, gli chiese insistentemente qualche scritto. Ma il Collodi non sapeva che cosa raccontare. Non gli veniva in mente nessuna storia di bambini veri. Si lambiccava il cervello, ripetendo mentalmente: "C'era una volta, c'era una volta..." Un re? si domandava. No. Un principe? Neppure. Un ragazzo? Neanche.
Una bella mattina gli venne finalmente un'idea. "C'era una volta un pezzo di legno", pensò. E da quel pezzo di legno immaginò che venisse fuori un burattino. Infatti nel giornalino la storia di Pinocchio fu pubblicata col titolo: La storia di un burattino.

***

In un certo punto del libro, verso il principio, incontrerete le seguenti parole dette da Geppetto: "Con questo burattino voglio girare il mondo".
E' stato proprio così. Pinocchio ha girato il mondo. Mentre voi leggete le pagine di questo libro nato in Italia e scritto per la prima volta in lingua italiana, tanti altri bambini leggeranno come voi le avventure di Pinocchio. E saranno bambini giapponesi, americani, francesi, tedeschi, olandesi, indiani, esquimesi, australiani, perchè Pinocchio è stato tradotto in tutte le principali lingue del mondo. Si può dire che non ci sia bambino d'ogni parte di terra che non conosca Pinocchio. E chi legge il libro di Pinocchio non dimentica mai più il burattino. Pinocchio è amato da tutti, da tutti ammirato, perchè son solo diverte, ma insegna. Insegna, come si è visto, a diventare uomini.
Pinocchio è un gran camminatore. E' un nuotatore e volatore, ma sopratutto è camminatore. Le strade che percorre però spesso si biforcano. Anche nella vita accade qualcosa di simile. Spesso ci troviamo a un bivio. Da una parte ci invita con voce dolcissima quello che si chiama male; dall'altra ci chiama con voce più severa quello che si chiama bene. Bene e male sono i cartelli indicatori della vita dell'uomo. Non si può andare contemporaneamente da una parte e dall'altra. Bisogna scegliere. Sembra cosa da poco, ma questa è la cosa più importante alla quale l'uomo sia chiamato.
Non date retta a coloro i quali vi dicono che per essere uomini bisogna o diventare ricchi o diventare famosi; o inventare una macchina portentosa o concepire un capolavoro sublime. La cosa più importante per un uomo è quella di saper distinguere il bene dal male. Perciò Iddio ci ha dato l'intelligenza. Ma non basta. Occorre scegliere tra il bene e il male; rifiutare il male e seguire il bene. Per questo Iddio ci ha dato la volontà.
Pinocchio, fino a che rimane burattino si lascia ingannare, e sceglie il male invece del bene. Grave errore! Avviene così che egli sempre più si allontana dal padre, del quale va in cerca con tanta ansia, e rischia continuamente la vita. Ma quando capisce il suo errore, sceglie risolutamente il bene invece edel male. Ritrova allora suo padre, ma in quali condizioni! nel ventre di un pescecane, cioè in una specie di tomba marina. Par dunque che ormai sia troppo tardi, che non ci sia più scvampo.
Invece, per chi è disposto a seguire finalmente la via della bontà è sempre possibile la redenzione.
Anche Pinocchio così, col padre suo, riesce ad uscire dal ventre profondamente oscuro del pescecane e a salvarsi. Da allora comincia per il burattino quella vita di redenzione che lo porterà a diventare un bambino vero.
Io penso però che Pinocchio non si salverebbe dal ventre del pescecane se prima d'essere inghiottito non avesse la visione della bella caprettina dal pelo turchino, che bela dritta sopra uno scoglio bianco del mare. In quella capretta si mnasconde la Fatina dai capelli turchini, una delle più incantevoli figure di questo bel libro, che non ci si stanca mai di meditare. E a forza di pensarci, vien fatto di scoprire tanti significati che alla prima lettura sfuggono.
Per esempio, parlavamo della Fatina dai capelli turchini. E' una figura molto misteriosa. Appare, scompare; ora sembra una mamma amorevole, ora sembra una sorella affettuosa. E' lei che aiuta sempre Pinocchio, anche di lontano, anche dimenticata. Sapete a chi mi par che somigli questa celeste fatina? Ad un'altra celeste figura che aiuta tutti gli uomini e li protegge dal male: alla Madonna.
E' una mia idea, che vi ho voluto comunicare. Ora leggete e sappiatemi poi dire se la cosa vi sembri possibile.

PIERO BARGELLINI

La Verna, autunno 1943

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La prefazione è tratta dal Pinocchio, illustrato da Nico Rosso
Edizioni Il Verdone, novembre 1944

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