PINOCCHIO di Mimmo Paladino


Mimmo, come più noto, Domenico Paladino (Paduli, Benevento, 1948 - ), pittore e incisore. 


Formatosi nell'area napoletana della espressività concettuale, torna alla pittura ed alla scultura già alla fine degli anni Settanta. Nel 1980 espone alla sezione Aperto della Biennale di Venezia, curata da Harald Szeemann ed Achille Bonito Oliva, che rivela sulla scena internazionale dell'arte il gruppo Transavanguardia. Si susseguono da allora le presenze in importanti rassegne internazionali (Biennale di Venezia, Biennale di San Paulo del Brasile, Biennale di Lubiana, Tate Gallery di Londra, Fondazione Mirò di Barcellona, Biennale di Parigi, Kunsthaus di Basilea, Kunsthaus di Hannover, Louisiana Museum di Humlebaeck, National Museum di Pechino, Forte Belvedere di Firenze, Palacio Revillagigedo di Gijón, Musée Royal des Beaux di Bruxelles, Centro Pecci di prato, ect.). LLe sue numerose mostre personali sono state allestite in musei pubblici e gallerie private in tutto il mondo. Sue opere di pittura e di scultura si trovano in importanti spazi pubblici ed in prestigiose collezioni istituzionali e private.
Mimmo Paladino si avvicina a Pinocchio nel 2002-2004 (una serie di disegni e una cartella di serigrafie), dopo lunghe visitazioni al Mito, dopo l'Iliade, l'Odissea, Edipo: prima di Don Chisciotte. La pittura di Paladino è mediterranea e profuma di terra, è passionale e appassionata. Segue il filo ininterrotto di una esperienza storica ancestrale. È una pittura della memoria che non ha bisogno per raccontarsi se non di personaggi archetipici intorno ai quali tessere una propria narrazione autonoma. […] 


L'illustrazione delle Avventure di Pinocchio configura solo l'esempio più recente del rapporto che l'opera di Paladino ha sempre avuto con la poesia e la letteratura.





Le ventisei opere grafiche che egli ha realizzato per questa storia possiedono una sorta di spontaneità leggera e poetica che si addice armoniosamente alla manifestazione di "valori riconosciuti" ed "emozioni primarie", caratteristiche della fantasia dei bambini nella quale convivono sempre il bene e il male, la paura e la felicità, l'odio e l'amore, la tristezza e la gioia, in una parola la commistione tra il sogno e la realtà
(Pinocchio - Mimmo Paladino, opere grafiche. A cura di Enzo Di Martino, Ed. Galleria Bellinzona Milano-Lecco, 2005)



1. 

C'era una volta... Un re! - diranno subito i miei piccoli lettori.
No, ragazzi, avete sbagliato. C'era una volta un pezzo di legno… Non so come andasse, ma il fatto gli è che un bel giorno questo pezzo di legno capitò nella bottega di un vecchio falegname, il quale aveva nome mastr'Antonio, se non che tutti lo chiamavano mastro Ciliegia. 



2. 

Allora entrò in bottega un vecchietto tutto arzillo, il quale aveva nome Geppetto...
Ho pensato di fabbricarmi da me un bel burattino di legno; ma un burattino maraviglioso, che sappia ballare, tirare di scherma e fare i salti mortali”...


3. 

Pinocchio, col suo bravo Abbecedario nuovo sotto il braccio, prese la strada che menava alla scuola: e strada facendo, fantasticava nel suo cervellino mille ragionamenti e mille castelli in aria, uno più bello dell'altro. 


4.

… i burattini, invece di continuare la recita, raddoppiarono il chiasso e le grida, e, postosi Pinocchio sulle spalle, lo portarono in trionfo davanti ai lumi della ribalta.


5.

...pareva un uomo spaventoso, non dico di no, specie con quella sua barbaccia nera che, a uso grembiale, gli copriva tutto il petto e tutte le gambe; ma nel fondo poi non era un catti'uomo. (Mangiafuoco)


6. 

E sognando gli pareva di essere in mezzo a un campo, e questo campo era pieno di arboscelli carichi di grappoli, e questi grappoli erano carichi di zecchini d'oro, dondolandosi mossi dal vento, facevano «zin, zin, zin», quasi volessero dire: "Chi ci vuole venga a prenderci". 

7. 

Detto fatto, gli legarono le mani dietro le spalle e, passatogli un nodo scorsoio intorno alla gola, lo attaccarono penzoloni al ramo di una grossa pianta detta la Quercia grande.


8. 

… bisogna sapere che la Bambina dai capelli turchini, non era altro, in fin dei conti, che una bonissima fata, che da più di mill'anni abitava nelle vicinanze di quel bosco.


9. 

Arrivato che sarai sotto la Quercia grande, troverai disteso sull'erba un povero burattino mezzo morto. Raccoglilo con garbo, posalo pari pari su i cuscini della carrozza e portamelo qui. 

10. 

…non aveva fatto ancora mezzo chilometro, che incontrò per la strada una Volpe zoppa da un piede e un Gatto cieco da tutt'e due gli occhi, che se ne andavano là là, aiutandosi fra di loro, da buoni compagni di sventura. La Volpe, che era zoppa, camminava appoggiandosi al Gatto: e il Gatto, che era cieco, si lasciava guidare dalla Volpe.


11. 

… - Ma per andare a scuola ho bisogno d'un po' di vestito. - Geppetto, che era povero e non aveva in tasca nemmeno un centesimo, gli fece allora un vestituccio di carta fiorita, un paio di scarpe di scorza d'albero e un berrettino di midolla di pane.


12. 

Pinocchio, essendo tutto di legno, galleggiava facilmente e nuotava come un pesce. Ora si vedeva sparire sott'acqua, portato dall'impeto dei flutti, ora riappariva fuori con una gamba o con un braccio, a grandissima distanza dalla terra. 


13. 

… gli stessi occhi … gli stessi capelli… sì, sì, sì… anche voi avete i capelli turchini...come lei!... O Fatina mia!... O Fatina mia!... ditemi che siete voi, proprio voi!... Non mi fate più piangere 


14. 

… quando sentì a un tratto un rumore sordo di passi che si avvicinavano. Si voltò: erano due carabinieri...


15. 

… ricordati di tornare a casa prima che faccia notte. Hai capito? - fra un'ora prometto di essere bell'e ritornato. Replicò il burattino.
Senza aggiungere altre parole, il burattino salutò la sua buona Fata, che era per lui una specie di mamma, e cantando e ballando, uscì fuori dalla porta di casa.


16. 

Ora bisogna sapere


17. 

Finalmente il carro arrivò: e arrivò senza fare il minimo rumore, perché le sue ruote erano fasciate di stoppa e di cenci.


18. 

… fin dalla nascita, aveva gli orecchi piccini piccini: tanto piccini che, a occhio nudo, non si vedevano neppure! Immaginatevi dunque come restò, quando si potè accorgere che i suoi orecchi, durante la notte, erano così allungati, che parevano due spazzole di padule.


19.

…si piegarono tutt'e due carponi a terra e, camminando con le mani e coi piedi, cominciarono a girare per la stanza. E intanto che correvano, i loro bracci diventarono zampe, i loro visi si allungarono e diventarono musi. 



20. 

Pinocchio, ubbidiente, piegò subito i due ginocchi davanti fino a terra, e rimase inginocchiato fino a tanto che il Direttore, schioccando la frusta, non gli gridò:
- Al passo! -
Allora il ciuchino si rizzò sulle quattro gambe, e cominciò a girare intorno al Circo, camminando sempre di passo.

21. 

- E quant'è che siete chiuso qui dentro? - domandò Pinocchio.
- Da quel giorno in poi, saranno ormai due anni: due anni, Pinocchio mio, che mi son parsi due secoli !


22. 

- … attaccatevi tutt'e due alla mia coda, e lasciatevi guidare. In quattro minuti vi condurrò alla riva. -
Geppetto e Pinocchio, come potete immaginarvelo, accettarono subito l'invito: ma invece di attaccarsi alla coda, giudicarono più comodo di mettersi addirittura a sedere sulla groppa del Tonno. 

23.

- Oh! mio caro Grillino, - disse Pinocchio salutandolo garbatamente.
- Ora mi chiami il “tuo caro Grillino”, non è vero? Ma ti rammenti di quando, per cacciarmi di casa tua, mi tirasti un martello di legno?...


24. 

- Eccolo là, - rispose Geppetto: e gli accennò un grosso burattino appoggiato a una seggiola, col capo girato sur una parte, con le braccia ciondoloni e con le gambe incrocicchiate e ripiegate a mezzo, da parere un miracolo se stava ritto.


25.

Ora immaginatevi voi quale fu la sua meraviglia quando, svegliandosi, si accorse che non era più un burattino di legno: ma che era diventato, invece, un ragazzo come tutti gli altri.
- Com'ero buffo, quand'ero un burattino! e come ora son contento di essere diventato un ragazzino perbene!...


26. 

Detto fatto, infilò giù per la strada traversa, e cominciò a correre a gambe. Più correva e più sentiva distinto il suono dei pifferi e dei tonfi della grancassa: pì-pì-pì, pì-pì-pì, pì-pì-pì… zum, zum, zum, zum. 



a cura di Rames Gaiba

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