PINOCCHIO al museo


Mini-libro anni '40
di 8 pagine + copertina, dimensioni: cm 10 x 14
Tip. Velograf - Roma

  PINOCCHIO FUTURISTA 


Pinocchio al Museo


Istigato da Lucignolo, che di compiti, di grammatiche e di professori non voleva saperne nè punto nè poco, Pinocchio un giorno marinò la scuola e, col suo fedelissimo amico, prese a bighellonare per la città.
- Dove andiamo Lucignolo? - chiese, dopo che l'inutile scorrazzare pei giardini pubblici gli era venuto in uggia.
- Io vo' al cinematografo - disse Lucignolo. - Fanno un bellissimo film di cavalli, di corsari e di praterie: con dieci lire d'ingresso, mi leverò il gusto d'andarlo a vedere.
- Dieci lire? - disse Pinocchio, frugandosi nelle tasche. - Non avresti da prestarmele fino all'anno venturo?
- No, - rispose Lucignolo. - Se le avessi, ben volentieri. Ma gli è per l'appunto che, dalla vendita del mio libro di aritmetica, ho ricavato soltanto dodici lire: dieci per il cinematografo e due per il gelato. Arrivederci, caro Pinocchio, e buon passeggio.
E Lucignolo se ne andò, lasciando in asso il povero burattino.
Immaginarsi come rimase Pinocchio che, da quel giorno di vacanza, si riprometteva divertimenti e baldorie d'ogni sorta. Riprese a gironzolare lungo le vie della città ed era ormai sfiduciato e stanco, quando vide un grande accalcarsi di gente dinanzi all'ingresso d'un Museo. Un cartello spiccava su in alto, e sul cartello una dicitura ben chiara gli diede un tuffo al cuore: v'era scritto, a caratteri cubitali:

INGRESSO GRATUITO

- Gratuito? - disse fra se il burattino. - Oh che bella cosa se tutto fosse gratuito: il cinema, il teatro, i biscotti con la crema, i gelati e le caldarroste! - E poi, rivolgendosi ad un tale che stava di guardia all'ingresso, gli chiese:
- Scusi, è proprio gratuito il biglietto d'entrata?
- Sicuro, - gli rispose l'altro.
- Allora mi dia un biglietto per oggi e me ne conservi un altro per domattina. -
E, in così dire, il burattino si mescolò tra la folla ed entrò nel vestibolo del museo.
Dappertutto c'eran quadri di autori famosi, tele raffiguranti battaglie o soggetti sacri, busti d'imperatori, di filosofi o di re, statue di personaggi mitologici, e vetrinette contenenti monili, vasellame, arnesi ed oggetti d'antichi tempi. Non mancava qualche sarcofago e (ciò che stupì maggiormente Pinocchio) neppure qualche mummia ben conservata.
L'attenzione del burattino fu subito attratta da un cicerone che illustrava ai visitatori le caratteristiche d'ogni dipinto, d'ogni statua e d'ogni oggetto.
- Guardino, signori, - diceva il cicerone, con lo stile e la cadenza tipici d'ogni cicerone che si rispetti - questo è un busto di Demostene, il più grande degli oratori greci. Osservino la bellezza del piedistallo intarsiato il quale (Demostene e non il piedistallo intarsiato) è l'autore delle famose «filippiche», orazioni pronunciate contro Filippo II di Macedonia, del quale Demostene fu avversario avversissimo.
Pinocchio, osservando che sul sostegno della statua v'erano i numeri 384-322, chiese al cicerone, additandoli:
- E' quello, il prezzo di vendita?
- No, - rispose il cicerone, ridendo.
- Quell'è l'anno di nascita e quello di morte.
- E il prezzo di vendita dov'è?
- Su nessun posto, perchè le statue e i dipinti qui esposti non sono in vendita.
- Sono gratuiti anche quelli?
- Niente affatto. Non sono in vendita, perchè appartengono allo Stato.
- Ho capito, - rispose Pinocchio, che non aveva capito nulla.
Intanto il cicerone continuava:
- Questa è la celebre «Primavera» del Botticelli, un pittore fiorentino vissuto sulla fine del '400. Discepolo di Filippino Lippi e del Pollaiolo, fu uno dei massimissimi artisti del Rinascimento. Ed ecco, - disse poi, indicando, un mezzo busto raffigurante, un vecchio cieco - ecco una statua di Omero, il primo e sommo poeta greco, autore dell'Iliade e dell'Odissea.
- Scusi, - domandò Pinocchio, - mi sa dire come scriveva questo poeta, se gli mancavano le braccia'
- Le braccia - rispose il cicerone - non gli mancavano affatto. Omero era soltanto cieco: egli andava ramingo di paese in paese, declamando i suoi ammirabilissimi versi.
- Ma, le braccia gli mancavano1 - disse Pinocchio ed additò la statua, alla quale per la verità il tempo non aveva conservate nè le braccia nè una parte del naso.
Il cicerone gli spiegò che molte statue vengono estratte dagli scavi con qualche arto mancante; dopo di che, avendo esaurite le sue spiegazioni, chiese agli astanti un compenso per la sua quotidiana fatica. Tutti, tranne Pinocchio, gli diedero qualche moneta, che il cicerone intascò ringraziando.
- Non ci vuol molto, - pensò il burattino - a farsi un bel gruzzolo: basta infilar quattro chiacchere sulle statue, sulle mummie e sui quadri, e tutti s'affrettano a metter mano alla tasca ed a tirar fuori i quattrini.
Entrato nella seconda sala del museo, Pinocchio, senza starci su a pensar molto, s'avvicinò a un dipinto e, indicandolo con disinvoltura, cominciò a far da cicerone.
- Guardino, signori, - disse, mentre i visitatori s'avvicinavano incuriositi. - Questo è il famoso poeta cieco, che girava per le città facendo il pollaiolo. I suoi quadri non si vendono, perchè appartengono allo Stato, il quale dev'essere una gran brava persona perchè l'ingresso è gratuito ed è un vero peccato che il cinema, il teatro, i biscotti con la crema, i gelati e le caldarroste non appartengono anch'essi allo Stato.
I visitatori, dapprima lo ascoltarono con curiosità, poi cominciarono a scambiarsi occhiate e sorrisi di scherno: ma Pinocchio, indicando una mummia, continuò senza scomporsi:
- Guardino, signori, questa mummia. Ammirino il piedistallo intarsiato. Questa è la mummia di Demostene, il famosissimo autore della «Primavera», il quadro che venne chiamato primavera, perchè prima v'era e adesso non c'è più. Tutti sanno che questa mummia, o per meglio dire questo Demostene, fu avversario avversissimo di Filippo Filippini, il quale per la rabbia gli fece tagliare le braccia.
A questo punto, tra le risate e i motteggi degli ascoltatori, intervenne il Direttore del Museo, il quale, avvicinatosi a Pinocchio, gli domandò se avesse la licenza.
- Si, - rispose, pronto, il burattino.
- Ho la licenza elementare.
- Qui non si tratta di licenza elementare, ma della licenza di cicerone.
- Giustappunto, - disse Pinocchio, confondendosi, - quest'oggi l'ho dimenticata a casa.
- Ebbene se l'ha dimenticata a casa - disse il Direttore, che aveva mangiato la foglia, - valla a riprendere. - E, preso per il braccio il burattino, lo mise fuori dell'uscio. 


a cura di Rames Gaiba
© Riproduzione riservata


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👉 PINOCCHIO cameriere

PINOCCHIO VESTE LA MAGLIA DELLA TRENTINO VOLLEY - ceramiche di Stefano Innocenti

Il 23 Maggio 2000 nasce la Trentino Volley. Sono passati 20 anni. 
Questa società in appena due decenni ha vinto molti trofei internazionali e nazionali (Palmares Trentino Volley); ha scritto in maniera indelebile il suo nome nella storia moderna del volley.

foto: © Franz Segala | Trentino Volley

Trento e il Trentino debbono molto alla Trentino Volley, e al presidente-imprenditore dott. Diego Mosna.

Sala trofei della Trentino Volley
Il presidente della Trentino Volley Diego Mosna e il collezionista Rames Gaiba
Trento, 15 settembre 2020
foto: © Franz Segala | Trentino Volley


Da collezionista di Pinocchio, io ho solo il merito di aver convinto un grande artista, il ceramista Stefano Innocenti, toscano di Pontassieve, a fare una scultura in maiolica di Pinocchio con la maglia con i colori giallo-blu della Trentino Volley. Sì perché, questa volta, era giusto che fossero i tifosi a dare un premio alla Trentino Volley.




Pinocchio veste la maglia della Trentino Volley - Maggio 2020
ceramista Stefano Innocenti

A dire il vero, come è capitato al bambino Pinocchio che poi però da ragazzo maggiorenne è diventato virtuoso, i Pinocchi che ho fatto fare sono due; sì perché dovete sapere che il racconto di Pinocchio ha avuto molti seguiti, svolgimenti, facendolo diventare alpinista, sciatore, ecc. Lo scrittore Ettore Ghiselli gli ha dato, già qualche anno dopo nel 1898, anche un fratello. Ed allora ecco un Pinocchio più piccolo (altezza cm 45) che entra a far parte della mia collezione, su cui però ho un progetto di donarla tutta (libri, cartoline, quaderni, opere in ceramica, in ferro battuto, in legno, ecc.) alla città di Trento per creare in questa città un piccolo museo di Pinocchio.
  

Pinocchio e suo fratello - Maggio 2020
ceramiche di Stefano Innocenti (cm 45 e cm 60)


Pinocchio, il burattino più famoso del mondo, è frutto della fantasia creativa di un fiorentino come Carlo Lorenzini, al quale non è mai stato abbastanza riconosciuto il merito che, scrivendo questo romanzo, ha maturato nella storia.

Quando fu pubblicata la prima puntata, cui seguirono altre trenta e più (I Capitoli di Pinocchio sono trentasei) il 7 luglio 1881, nessuno poteva pensare che sarebbe venuto alla luce un racconto tradotto in circa trecentocinquanta tra lingue e idiomi in tutto il mondo. È indubbio che, insieme a I Promessi Sposi di Alessandro Manzoni e al libro della cucina italiana di Pellegrino Artusi, il testo di Carlo Lorenzini contribuì più di altri a divulgare fra la gente abitudine e sensibilità all'uso della lingua italiana, in una nazione ancora giovane, che fin dal 1861 ebbe bisogno di testi così popolari, da poter esser letti da tutta la popolazione alfabetizzata, per diffondersi in una penisola - che dall'Alpi alla Sicilia - si presentava come babele di dialetti, idiomi, parlate differenti.

Benvenuto a Trento caro Pinocchio... continua a comportarti bene. 



a cura di Rames Gaiba

Il Primo libro di Pinocchio di Ines Paoletti ( •) ▬ edizioni del 1945 1946 e 1957


Di questo libro di Ines Paoletti "Il Primo libro di Pinocchio" esistono varie edizioni, a partire dal 1934 quando fu pubblicato per la prima volta da Bemporad, poi successivamente da Bemporad-Marzocco e dopo la guerra da Marzocco.

Qui presento le tre edizioni quella del 1945 e del 1946 e quella del 1957, 
uguali nel contenuto e nel numero di pagine (p. 79 - brossura, dimensioni cm 15.5 x 21), ma differenti nella copertina, entrambe edite da Marzocco.

Il libro è un didattico che oltre alla storia sintetizzata di Pinocchio contiene figure da colorare e serviva per imparare a leggere e scrivere. All'interno è conservato un alfabeto illustrato a colori con le figure.

Collezione Rames Gaiba.


edizione del 1945
l'immagine della copertina è di Attilio Mussino



edizione del 1946





Pinocchio incontra la Volpe e il Gatto
e se ne va con loro al Campo dei miracoli. 

La finestra si schiuse ed apparve a Pinocchio
la bella Fatina dai capelli turchini.  








edizione del 1957




a cura di Rames Gaiba

PINOCCHIO: quaderni scuola a fumetti - illustrati da Roberto Sgrilli

Serie di quaderni, presumibilmente inizio anni '50
illustrati da Roberto Sgrilli (1897-1985)
Sul retro vi è la tavola pitagorica.
Formato: cm 20.5 x 14.5 circa
Tipografia: Industria della carta F. P. Conegliano - A. Pizzi S A Milano
Tutti e 7 i quaderni non sono scritti e sono a righe o quadretti.

Collezione Rames Gaiba



Fanno parte di una serie di 16 quaderni.




















a cura di Rames Gaiba
© Riproduzione riservata


PINOCCHIO: quaderni scuola illustrati da Demaio - anni '40 e '50

Serie di quaderni, presumibilmente anni '40 e '50
illustrati da Demaio

Sul retro, di entrambe le serie, è riportato,
sotto la tavola pitagorica,

la descrizione in rima della scenetta di copertina.
I 6 quaderni non sono scritti.

Collezione Rames Gaiba

I Serie


*

Sono nato in terra d'Arno
E Collodi è il mio papà.
Son di legno ed assai scarno
È il mio corpo in verità;

Ma il mio naso è un monumento.
Una vera rarità.
Un sol naso pari a cento... .
Son Pinocchio, eccomi qua.


 

*

Al tepore del caldano
S'è Pinocchio addormentato
Ma nel sonno, o caso strano
La sua nascita ha scordato... .

I piedini, pian pianino,
Messi al fuoco troppo accosto,
Vanno in fiamme ed il micino
Vede il fumo e non l'arrosto.




*

Nella selva profumata
Nella quiete più raccolta
C'è un castello e c'è una fata
Dall'azzurra chioma folta.

Mille doni a Pinocchietto
Mostra ed offre la fatina
E accarezza con affetto
Quella faccia birichina... .



*

Fai sol bizze e sol capricci
Ma non studi proprio affatto
Mi ti cacci in mille impicci
Che mi fanno diventar matto.

Or son stufo, cambia strada!
Urla irato il buon Geppetto
Ma Pinocchio non ci bada
E si beffa del babbetto.



*

Consumato il lor delitto
Fuggono leste quelle belve
A nascondersi nel fitto
Delle macchie e delle selve.

Mentre oscilla tetro al vento
L'impiccato burattino
E d'intorno è lo spavento
Nel grigiore del mattino.




 *

Senza lancia, senza spada
Senza scudo, nè cimier
Pinocchietto fa la strada
Sul più fiero dei destrier;

E galoppa a tutto spiano
Senza sosta notte e dì
Ma più corre, o caso strano
Più sta fermo sempre lì... .


■ ▬  ■ ▬  ■ ▬  ■ ▬ 



Serie di quaderni (n° 6 ?), presumibilmente anni '40 e '50 (*)
illustrati da Demaio


Sul retro è riportato, oltre alla tavola pitagorica,
la descrizione in rima della scenetta di copertina.
I 5 quaderni non sono scritti.

Collezione Rames Gaiba

II Serie



*

Sta Pinocchio alla presenza
Del supremo magistrato
Ed ascolta la sentenza
Tremebondo ed umiliato.

Mentre ai fianchi, impennacchiati
Truci in volto, enormi e sodi,
Due gendarmi ben piantati
Fan da angeli custodi.



*

Tra la neve, lentamente
Van due strani pellegrini
Discutendo affabilmente....
(Ma son uomini o felini ?)

Prego - dice il buon Pinocchio -
Posso far lor compagnia?
E la volpe strizza l'occhio
Rispondendo: Così sia....


*

Dammi retta, mio ciuchino
Io ti parlo... da fratello
Va dicendo il burattino
All'afflitto somarello.

Se vuoi vivere contento
E dai guai stare al sicuro,
Non far corse con il vento!
Nè tirare calci al muro... .



*

Ha deciso Mangiafoco
La condanna d'Arlecchino,
Ma Pinocchio a poco a poco
Rabbonisce quel mastino

Deh! - gli dice -  dammi retta
(e la voce ha un dolce suono)
Non lo sai? Miglior vendetta
Non esiste del perdono....



 
Sor Pinocchio un piano ha fatto
Per saziarsi d'uva bionda
E già striscia quatto quatto
Ove più la siepe abbonda;

Ma la sorte è sempre intenta
A cacciarlo in mezzo ai quai
E la trappola lo addenta...
Dove il sol non batte mai !


* La data certa, ricavata da alcuni quaderni scritti, è Gennaio 1947.



a cura di Rames Gaiba